Teatro scuole
QUALE TEATRO A SCUOLA
a cura di Mario Fraschetti
Il laboratorio
Animazione. In ogni individuo esistono capacità espressive e creative. Per alcune arti, è necessario farle emergere mediante “sovrapposizione di nozioni tecniche” (“suono il violino dopo aver appreso a produrre suono con quello strumento”), ma ciò non vale per la comunicazione teatrale, poiché l’espressività del corpo e della voce appartengono alla comunicazione umana. Il lavoro dovrà quindi spostarsi sull’individuo in quanto tale e sulla conoscenza di sé, al fine di far riemergere le capacità espressive innate, dare fiducia nei mezzi espressivi e, all’interno della dimensione collettiva, valorizzare la dimensione individuale. Tanto più la dinamica del gruppo è positiva, tanto più il singolo individuo sarà facilitato e potrà compensare situazioni repressive ed uniformanti che possono essere vissute all’interno del gruppo sociale. E’ necessario che gli allievi, progressivamente, prendano coscienza della possibilità di produrre cultura e non solamente di plasmarsi all’interno di contenitori culturali.
Il training attoriale e le tecniche di drammatizzazione forniscono all’individuo strumenti di crescita personale, tanto più importanti se si pensa alle pressioni costanti cui siamo esposti dai mass-media e dalla società. E’ evidente, quindi, l’urgenza di attrezzare gli allievi di capacità critiche e selettive e sviluppare l’abitudine verso un’osservazione meditata. La realtà concreta e “manuale” del teatro restituisce un contatto reale con luoghi, persone e cose, che oggi è molto facile da perdere; questo complesso gioco può portare i fruitori a riflettere il mondo che li circonda facendone degli individui consapevoli.
Il rapporto tra Creatività e Spontaneismo. Creatività non è sinonimo di Spontaneismo. Quest’ultimo può e deve essere solo un passaggio disinibente verso una serie di possibilità strutturate. Occorre dare una “forma concreta” al gioco fantastico, se vogliamo che esso possa divenire comunicazione, non solamente compiacimento e liberazione personale e perché, il ricordo del “momento positivo” possa rimanere più a lungo nella memoria.
La casualità. La Casualità come metodologia che può permettere di ampliare i propri schemi espressivi, ma solo quando si ordina ciò che casualmente scaturisce.
Il non giudizio. Creare una situazione in cui l’insegnante, rinunciando completamene al ruolo autoritario, conservi un ruolo di guida tecnica, di facilitatore del momento espressivo, tenendo presente che l’allievo apprende meglio ciò che sperimenta da solo. L’acquisizione di sicurezza nell’esprimersi senza essere giudicato, stimola la creatività generale, rimuove i blocchi, cambia l’ottica di visione di tutte le cose.
Pari valenza dell’intuizione rispetto alla nozione. Complementarità delle forme artistiche. Rompere i fragili confini che separano varie arti, lavorare sull’intuito, abbandonare ogni preoccupazione di giudizio, usare in combinazione l’espressività del corpo, le arti visuali, le esperienze sul suono ed il ritmo, legare manualità ed arte, materia e creatività. Questo percorso può ampliare enormemente il panorama individuale e, attraverso una abilità “portante”, permette di aprire nuove prospettive in altri settori.
Il teatro nella scuola deve anzitutto essere pensato come ad un progetto di attività articolato in tutto il periodo di formazione; come ad una pratica che permette di sviluppare creatività, senso critico, socialità, che permette di ampliare e modificare il proprio orizzonte; come ad un’attività che, prima ancora che dalla rappresentazione, passi da un’esperienza verbale, corporea, gestuale e creativa, dove ogni sperimentazione espressiva e comunicativa sia possibile. Questo non esclude, ma solo supporta l’esperienza artistica, quindi nello specifico la realizzazione di uno spettacolo teatrale, che sicuramente può incidere positivamente sulla formazione del bambino.
“Quale teatro a scuola?” Ogni età scolare esprime un livello di maturità particolare, che con le dovute eccezioni e le possibili espansioni, indica da sé i metodi percorribili e i modelli performativi da applicare.
La scuola dell’Infanzia necessita di un approccio vocale e corporeo che vada verso forme ludiche molto coinvolgenti, meglio se ben guidate da operatori-attori in grado di creare una dimensione di performance anche durante i laboratori, utilizzando al massimo la drammatizzazione simultanea e l’interazione. Il corpo, il movimento, il ritmo, l’azione di gruppo, sono le dimensioni espressive più efficaci.
La scuola primaria di primo grado (elementare), pur rimamendo il lavoro incentrato sulla dimensione laboratoriale corporeo-gestuale-vocale, permette di addentrarsi nella partitura verbale, sciegliendo in ambiti narrativi idonei.
La scuola primaria di secondo grado (media), dove sempre più diviene importante il valore del laboratorio sperimentale, in cui l’aspetto ludico venga trattenuto ed utilizzato per sciogliere quei blocchi e quelle barriere che nell’adolescenza formano le concrezioni più ruvide, permette di addentrarsi nel teatro propriamente detto, rispettando però la spontaneità e la maturità e ricorrendo preferibilmente al grottesco, al comico, all’essenziale oltre che alla fisicità.
La scuola media superiore, si presta ad approfondimenti: il laboratorio rimane ricerca di sé, crescita individuale e di relazione, mezzo per sciogliere tensioni e resistenze psicofisiche, ma deve percorrere altresì gli aspetti tecnici, deve salire di livello, deve fornire elementi di espressione precisi. Così si creano le basi per un utilizzo completo della forma teatrale e i testi da rappresentare potranno essere i più disparati. La possibilità, dato il livello di maturità dei giovani, di spaziare nei diversi ambiti della drammaturgia, non dovrà però trarre in inganno perchè i livelli tecnici che si potranno raggiungere difficilmente saranno adatti a sostenere certe opere più impegnative. Converrà ancora una volta tenere conto di esigenze e inclinazioni – come per esempio la voglia di comunicare il proprio disagio, la curiosità verso nuovi linguaggi, il bisogno di rovesciare schemi – e ottimizzare andando verso linguaggi più sperimentali e contaminati nella forma, percorrendo quindi, a livello stilistico, non necessariamente testuale, la dimensione del teatro di ricerca e contemporaneo.
—-
Gli spettacoli
Il Teatro per… e con i bambini, è la proposta originale e consolidata che il Teatro Studio ha sviluppato nella sua ventennale esperienza. Essa si fonda su un concetto di base – che, se pure in altre forme, viene applicato anche nel teatro per gli adulti e per gli adolescenti - che modifica il ruolo dello spettatore, spostandolo da una condizione di ruolo passivo a quella di ruolo attivo.Questo assunto segna profondamente le messe in scena, anche quando si tratti di spettacoli ad impostazione tradizionale: il teatro di animazione presuppone infatti una messa in scena a struttura aperta, nella quale il bambino, possa entrare fisicamente e/o verbalmente, e ciò determina a sua volta uno stile che prevede di:
- limitare al massimo l’utilizzo di costumi e scenografie, al fine di “suggerire” soltanto alcuni aspetti, per lasciare una massima libertà immaginativa;
- lavorare per un numero di spettatori molto limitato, per accogliere e raccogliere le dinamiche che si innescano;
- puntare su un livello tecnico attoriale molto alto per facilitare l’ascolto, trattenere l’attenzione, gestire le fasi di improvvisazione;
- una capacità drammaturgica e registica che lasci spazi di improvvisazione e al tempo stesso sappia ben costruire “contenitori” (spazi d’immaginazioni, ostacoli, percorsi, scene, personaggi etc) entro i quali i bambini possano muoversi;
- ricorrere a contenuti importanti, raccontare storie che abbiano significati profondi: semplice la struttura e denso l’argomento (ambiente, guerra e pace, amicizia, tolleranza etc.)