Siamo
nel decennio memorabile del dopoguerra. Dove la musica é
stata disimpegno e voglia di scollarsi di dosso la pesante polvere
sia della guerra che delle sue dolorose conseguenze. L'ironia
sottile e di svagata intelligenza di Carosone, la morbidezza swing
tutta mediterranea della voce di Natalino Otto, la incredibile
vena ritmica di Rabagliati. Era tutta una scoperta. Le radio erano
accese di continuo. Da lì arrivava il mondo nuovo come
durante la guerra arrivavano notizie clandestine. C'erano le orchestre
in diretta. Grandi professionisti. Abbiamo scelto però
di privilegiare uno su tutti. Un cane sciolto. Una razza a parte.
E questi è Fred Buscaglione, un torinese di razza non industriale
nè etichettabile in nessun modo. Buscaglione ha fatto sposare
il mondo sotterraneo dei bar con la musica che arrivava da oltre
oceano, riuscendo a creare però un genere assolutamente
unico e irriconoscibile. I testi sono le cose più notevoli
a cui porre attenzione. Mai apparentemente impegnati ma venati
di una malinconia e disperazione da vero cantore della solitudine.
Era comunque un decennio difficile. Di difficile transizione.
E poi arrivava la televisione. Il caso ha voluto che non potesse
vedere le conseguenze. Sicuramente ci avrebbe fatto una bella
risata sopra.
La parte teatrale percorre in parallelo
la vita di Buscaglione e gli eventi della nostra storia. Le speranze
tradite dopo la liberazione, la restaurazione di un potere asfissiante.
La sensazione di aver perduto l'occasione di realizzare una vera
democrazia.
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